Decreto Rilancio, i Sindaci trevigiani danno battaglia sui criteri di riparto del fondo Comuni

26 mag 2020

I criteri di riparto dei 3,5 miliardi di euro stanziati dal Governo con il Decreto Rilancio per comuni, province e città metrapolitane (di cui 3 miliardi per i Comuni e 500 milioni di euro per le province e le città metropolitane) non dovranno penalizzare gli enti locali virtuosi della Marca Trevigiana.

L’emergenza Covid-19 ha drasticamente ridotto le entrare dei Comuni che ora rischiano di non riuscire a far quadrare i conti e a chiudere i bilanci. Da qui l’iniezione di liquidità da parte del Governo. L’Associazione Comuni, in un video-incontro del suo Gruppo Finanza Locale che si è tenuto ieri (venerdì 22), ha messo sotto la lente il provvedimento pubblicato in G.U. il 19 maggio scorso ed è pronta a dare battaglia affinché lo stanziamento che serve a dare un po’ di ossigeno ai Comuni non finisca per la gran parte nelle tasche degli enti meno virtuosi.

«Stiamo elaborando una proposta da far arrivare alla Commissione istituita per decidere i criteri di riparto - spiega Mariarosa Barazza, presidente dell’Associazione Comuni -. Lo stanziamento favore dei Comuni è poderoso ma temiamo non basti. E soprattutto vogliamo poter dire la nostra sui criteri di riparto in modo che non vengano penalizzati i nostro enti locali, come accaduto in passato».

A preoccupare i sindaci trevigiani è la formulazione finale inserita nel decreto in cui si dice che il fondo dovrà essere ripartito sulla base  degli  effetti  dell'emergenza Covid-19 “sui fabbisogni di spesa  e sulle minori  entrate,  al  netto delle minori spese”. È l’espressione “fabbisogni di spesa” ad aver messo in allarme i sindaci della Marca. Tanto più che nella prima stesura del decreto le “minori entrate” erano state collocate al primo posto.

«Si tratta appunto di capire qual è l’entità reale di quello che arriverà ai nostri Comuni – afferma il sindaco di Montebelluna Marzio Favero -, ci auguriamo che non si riproponga il giochetto delle “capacità fiscali standard” come avviene per il Fondo di Solidarietà Comunale. Del tutto negativa appare invece la norma per la rinegoziazione dei mutui, per via della maggiorazione dei tassi: per avere un vantaggio di cassa quest’anno i Comuni che aderiscono rischiano di dover pagare interessi alti per i prossimi vent’anni. Va fatta poi una considerazione più generale: ci troviamo di fronte, come al solito, a misure tampone e non a un disegno organico per una nuova finanza locale».

A indispettire i Comuni trevigiani è stato infine lo stralcio della nostra provincia dalla lista di Comuni beneficiari dell’ulteriore fondo di 200 milioni di euro stanziato in favore dei Comuni più colpiti dall’emergenza Coronavirus. Di questo fondo potranno beneficiare solo i Comuni delle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza.

«Francamente ci sembra una cosa incomprensibile dal momento che la provincia di Treviso è stata una delle prime ad essere dichiarata “zona rossa”» commenta Silvano Piazza, vicesindaco di Silea.